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CONSAPEVOLEZZA 1

  • fluidkinesis
  • 15 dic 2022
  • Tempo di lettura: 1 min

L’attività che facciamo sul corpo quando lavoriamo insieme appartiene ad una via del movimento basata sulla consapevolezza di “come stiamo” e di “come ci muoviamo”.

Dove nasce l’autocoscienza? Dove nasce la consapevolezza di ciò che stiamo facendo?

Una delle cose fondamentali che distingue l’uomo e la donna da tutti gli altri animali è la loro corteccia cerebrale.

Capacità come quelle di analizzare, pianificare, riflettere e visualizzare fanno parte di una corteccia cerebrale prettamente umana.

Siamo autocoscienti, possediamo una capacità unica di pensare in modo riflessivo, una capacità di essere consapevoli della consapevolezza.

Se noi applichiamo la consapevolezza nel campo del movimento corporeo succede che attraverso l’atto stesso dell’autocoscienza, una persona tende a fermare l’azione per osservarla, analizzarla, sentirla nella propria pelle.

Così facendo però interrompiamo il flusso di una sequenza di movimento e non la lasciamo più scorrere liberamente nello spazio attraverso il suo procedere naturale. È come se vedessimo e vivessimo il gesto fotogramma per fotogramma, delimitato nella sua cornice e privo di un vero continuum motorio.

Se osserviamo come cammina un animale potremo vedere che esso si muove con una grazia intrinseca, un coordinamento che va oltre l’eventuale trauma motorio, caratterizzato da un’economia del gesto in armonia con le leggi della sopravvivenza; tutto contrassegnato dall’assenza di autocoscienza.

Perché allora dovremo rendere il nostro movimento attento e consapevole se questo frena il suo libero fluire e quindi del Qi stesso che lo anima?

 
 
 

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